«La massima sventura è la solitudine. Tant’è vero che il supremo conforto - la religione - consiste nel trovare una compagnia che non falla, Dio. La preghiera è lo sfogo come con un amico […]. Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri. Così, si spiega la persistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché, poi, qui stia la felicità? Mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro, che non stando soli? È strano! Forse, è solo un’illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace, di tanto in tanto, avere un otre in cui versarsi e poi bervi sé stessi, dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri».
― Cesare Pavese, Il Mestiere di Vivere
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